Giro d’Italia 2020, Mauro Vegni: “In futuro non basterà essere italiani per correre il Giro. Le squadre guardassero all’estero”

Un sospiro di sollievo di corta durata quello delle squadre nostrane dopo l’invito al Giro d’Italia 2020. Se il prossimo mese di maggio vedremo le tre professional italiane al via della Corsa Rosa è quasi una fortunata coincidenza, con RCS Sport che ha saputo lavorare per convincere una Total Direct Energie comunque già riluttante a rinunciare alla propria partecipazione di diritto, per poi decidere di assegnare tutte le proprie WildCard a disposizione a compagini del nostro movimento. Una doppia scelta che tuttavia non sembra destinata a ripetersi il prossimo anno, né da parte di una squadra che avrà diritto di esserci, né da parte di un organizzatore per il quale i mercati stranieri sono giustamente importanti. Un aspetto che chiarisce molto bene il direttore Mauro Vegni.

“Il Giro ha sempre cercato di tutelare il movimento italiano e cerco di mettere a disposizione quel poco che ci rimane dopo la nuova Riforma, ormai non ci sono più tanti margini per noi organizzatori — spiega il dirigente romano alla Gazzetta dello Sport – Il mio obiettivo era tutelare le nostre squadre, ma dico chiaro che in futuro non basterà essere squadra italiana per correre il Giro. È uno sforzo importante il nostro, tenendo conto anche degli interessi dell’azienda e di una sempre maggiore internazionalizzazione”.

Dodici mesi di tempo ora per cercare di trovare gli argomenti giusti per la prossima edizione. Una stagione intera in cui cercare di farsi valere, in Italia come all’estero. Ovviamente, la partecipazione al #Giro103 sarà importante, ma non potrà essere tutto. Serve anche saper costruire una squadra e un organico che possa dare di più a tutto tondo. L’Italia è la più colpita dalla riforma, colpa di tanti fattori non solamente imputabili alle nostre squadre, a cui manca anche la possibilità di negoziare con i propri sponsor proprio per la mancanza di certezze sulle corse nel proprio programma.

Ma d’altro canto, all’estero i problemi sono gli stessi e si riesce a smuovere qualcosa. Ed è proprio fuori dai confini nazionali che Mauro Vegni invita a guardare i nostri manager, non solo pensando alle sue corse, ma anche analizzando la scarsa presenza delle nostre squadre nelle grandi corse internazionali: “Vorrei che i team guardassero come stanno crescendo all’estero le altre squadre, che pensino a strutturarsi di più, a progetti e programmazione. Non è più sufficiente essere italiani per venir invitati anche alle corse straniere”. Squadra avvisata, mezza salvata…

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